17 gennaio 2023

Giulio Regeni


“Su quel viso ho visto tutto il male del mondo, 
e mi sono chiesta perché tutto il male del mondo si è riversato su di lui”
(parole della madre di Giulio Regeni, marzo 2016)

La vicenda di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano, dottorando dell'Università di Cambridge, rapitobrutalmente torturato e ucciso in Egitto tra gennaio e febbraio 2016, è straziante. 
L'omicidio del nostro connazionale ha acceso i riflettori dei media internazionali sulle violazioni dei
Giulio Regeni (Udine, 1988- Il Cairo, 2016)
diritti perpetrate dal governo egiziano, di fatto una dittatura militare, per reprimere qualsiasi minima o solo sospetta forma di dissenso o di minaccia al regime. Giulio, appassionato della regione mediorientale, da alcuni mesi stava svolgendo, presso l'università americana del Cairo, una ricerca sul campo sui sindacati indipendenti, un tema diventato molto delicato dopo la stagione delle cosiddette "primavere arabe" del 2011, che in Egitto costrinse alle dimissioni Mubarak, da 30 anni Presidente del Paese. È stato probabilmente questo a destare le preoccupazioni e i sospetti degli apparati di sicurezza del governo del presidente egiziano Al Sisi. Proprio un sindacalista con cui il ricercatore era entrato in contatto per la sua ricerca, Mahamed Abdallah, capo del sindacato autonomo degli ambulanti del Cairo, lo ha "venduto" come spia inglese, dopo essere stato arruolato dai servizi segreti egiziani per incastrarlo. "Miseria umana": così Giulio lo aveva definito nei suoi appunti dopo il loro ultimo fatale incontro.
Giulio è scomparso il 25 gennaio 2016, giorno del 5° anniversario delle proteste di piazza Tahrir. Il suo corpo martoriato è stato ritrovato il 3 febbraio, abbandonato in un fosso lungo l'autostrada Cairo-Alessandria. La madre rivelerà in conferenza stampa di aver riconosciuto il figlio solo dalla punta del naso.
Vignetta di Mauro Biani
Giulio era un nativo democratico, un cittadino italiano ed europeo. Come tale, godeva di diritti e di tutele frutto di lunghe lotte e di faticose conquiste ma che ormai molti tendono a dare per scontati nel nostro mondo occidentale, fino quasi a trascurarli. Giulio invece - lo dimostrano chiaramente i suoi scritti - ne era ben consapevole, ci credeva fermamente, attraverso le sue ricerche li difendeva con convinzione e slancio e ne auspicava l'affermazione anche nelle zone come l'Egitto in cui i cittadini non godono ancora delle libertà e delle garanzie democratiche. Per questo è tanto più inaccettabile e insopportabile ciò che ha dovuto subire da cittadino straniero in un Paese "amico", con cui l'Italia ha importanti rapporti economici: la negazione proprio di quei diritti e di quelle tutele nella sua forma più crudele ed efferata, la tortura, prolungata per nove giorni, che non ha risparmiato nessuna parte del suo giovane corpo, fino a causarne la morte.
Se per noi italiani la barbara uccisione di Giulio Regeni rappresenta un unicum di eccezionale gravità nella storia della Repubblica, in Egitto lo è solo per il fatto che è stato coinvolto un cittadino straniero, ma non si tratta di un caso isolato, anzi le violazioni dei diritti umani e civili - arresto arbitrario, sparizione forzata, tortura, omicidio - sono all'ordine del giorno e le vittime principali sono giovani egiziani che desiderano un Paese più libero e democratico, giovani di cui, prima dell’omicidio di Giulio, non si parlava o si parlava troppo poco e che hanno bisogno del sostegno della comunità internazionale.
"Le circostanze e la data della scomparsa (il quinto anniversario della “rivoluzione del 25 gennaio” 2011, coi precedenti segnati da militarizzazione e repressione), i metodi di tortura cui è stato sottoposto (gli stessi usati così spesso dagli apparati di sicurezza), l’indisponibilità a collaborare nella ricerca della verità, l’assegnazione iniziale delle indagini a un funzionario di polizia condannato nel 2003 per un caso di tortura mortale e in seguito accusato di aver torturato, incriminato per false accuse e ucciso manifestanti nel 2011: tutto questo ci dice che vi è la possibilità concreta che le forze di sicurezza egiziane siano responsabili dell’omicidio di Giulio Regeni". Questa l'analisi di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, un mese dopo il ritrovamento di Giulio, nel marzo 2016.
Il coinvolgimento degli apparati statali e delle forze di sicurezza egiziane è stato confermato senza ombra di dubbio dalle indagini svolte successivamente. La Procura di Roma ha condotto un'inchiesta senza precedenti sul sequestro e l'omicidio di Regeni, alla quale hanno collaborato lo SCO (Servizio Centrale Operativo) della Polizia e il ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) dei Carabinieri. I risultati delle indagini sono chiari e univoci: sequestro e omicidio di Stato. La Procura ha iscritto nel registro degli indagati cinque agenti della National Security Agency, il Servizio segreto civile egiziano. Tuttavia la ricerca della verità e la punizione dei responsabili sono tuttora ostacolate dai continui depistaggi e dalle menzogne del regime egiziano, a cui si aggiungono le ripetute pressioni e le intimidazioni della National Security sui consulenti legali egiziani della famiglia Regeni al Cairo, alcuni dei quali sono stati arrestati con la falsa accusa di danneggiare la sicurezza di Stato.
I genitori di Giulio lottano con tenacia per smascherare falsità, ingiustizie, ipocrisie, scandalose complicità, in nome di Giulio ma anche di tutte le altre giovani vittime degli abusi del regime egiziano. Nel dicembre 2020 hanno deciso di denunciare il Governo italiano per aver venduto all'Egitto due fregate militari, violando la legge 185/90 che stabilisce il divieto di esportazione di armamenti verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni di diritti. Gli affari e gli accordi commerciali tra Italia ed Egitto non hanno subito interruzioni e non sono serviti a fare luce sulla vicenda né a ottenere una vera collaborazione dal governo egiziano. Ogni vita umana dovrebbe valere più di qualsiasi interesse economico o geopolitico. I diritti umani non sono negoziabili né sacrificabili.

Un giovane italiano e cittadino del mondo 

La breve ma intensa vita di Giulio Regeni ci parla di un giovane vitale, curioso, appassionatoonesto, desideroso di conoscere e di capire, un giovane che credeva nell'amicizia tra i popoli, nella cultura, nello studio come strumenti di conoscenza, di comprensione, di dialogo, di apertura e di incontro con l'altro. Per sua madre, Giulio "era energia: di fare, conoscere e relazionarsi". I suoi studi, svolti con entusiasmo e rigore, dedicati ad un'area geopolitica difficile e delicata, erano anche animati dall'aspirazione a costruire un mondo più giusto, più attento alle fasce vulnerabili della popolazione, in cui le disuguaglianze sociali e gli squilibri economici possano essere superati dando spazio alla partecipazioneall'autonomia decisionale dei cittadini contro gli abusi di potere. Libertà, giustizia sociale, democrazia: sono questi i valori che traspaiono dagli scritti di Giulio.
Poster di Mauro Biani
 Giulio è stato tradito dalla "miseria umana", dal "male del mondo", persino da chi credeva amico (come la sua amica più fidata in Egitto, Noura, una studentessa conosciuta a Cambridge) e da chi avrebbe dovuto proteggerlo (come la sua tutor all'Università di Cambridge), ma lui, con la sua storia, le sue idee, il suo volto aperto e gentile è diventato un baluardo contro questo "male". Ci aiuterà a ricordare e a difendere con più forza la parte migliore del nostro essere umani.
Lasciamo a lui la parola:
  • "Un elemento che emerge con forza è l'aspirazione del popolo nordafricano ad ottenere conquiste quali la giustizia sociale e la democrazia, soffocate sin dall'era della decolonizzazione dai regimi autoritari. Il momento attuale di ridefinizione degli equilibri sociopolitici del Mediterraneo offre la possibilità di correggere le asimmetrie di potere presenti nella regione che ne limitano lo sviluppo, attraverso un nuovo patto sociale tra le istituzioni ed il popolo che renda il Nord Africa finalmente libero da ingerenze esterne e dittature interne. Con tali considerazioni ben chiare, l'UE dovrebbe cogliere quest'opportunità per correggere tali asimmetrie di forza, in virtù della propria posizione strategica e del suo retaggio culturale. Ciò prevederebbe necessariamente la riconsiderazione di quelle riforme neoliberiste che hanno avuto un effetto così negativo sulla popolazione araba, ai fini di ridarle una maggior autonomia decisionale. La posta in palio è molto alta: si tratta di decidere se il futuro del Mediterraneo sarà di convergenza o di conflitto, di prosperità condivisa o di decadimento." (tesina "Venti dal Mediterraneo" per il concorso internazionale Irse-Europa Giovani 2012). 
  • "Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri (Antonio Gramsci)." [...] "Il modello della Costituzione italiana del 1948 sembra offrire un punto di riferimento per una Carta Costituzionale europea che possa essere al tempo stesso locale e sovranazionale. In questo modo, una futura federazione europea con una propria Costituzione politica e la legislazione da essa derivata darebbero plausibilmente la certezza ai cittadini di sentire il progetto europeo come il loro. Un progetto di questa natura potrebbe risolvere così l'attuale scollamento tra istituzioni e cittadini, ponendo nuovamente i temi dell'uguaglianza e della libertà al centro dell'agenda europea. (tesina "Libertà e disuguaglianze" per lo stesso concorso del 2014: dopo la citazione da Gramsci, che suona tristemente profetica, emerge un omaggio alla nostra Costituzione e un attestato di fiducia all'Unione Europea).
L'omaggio degli street artists egiziani a Giulio Regeni
Il ritratto di El Teneen su un muro di Berlino in Marienburger Strasse
Alcuni dei più noti writers egiziani hanno voluto rendere omaggio a Giulio e ricordarlo con dei graffiti. El Teneen, pseudonimo di uno degli artisti più influenti d’Egitto, diventato noto per i suoi murales politici realizzati nella capitale egiziana dopo la Primavera araba del 2011, è l'autore di un ritratto di Giulio sul cui volto compare una frase araba in caratteri rossi che riproduce uno degli hashtag più popolari dopo la diffusione della notizia della sua morte: "Giulio era uno di noi ed è stato ucciso come veniamo uccisi noi". Lo street artist ha spiegato con queste parole il suo gesto e la sua opera: "Voglio dare un contributo affinché si continui a parlare di questa morte barbara, perché non venga dimenticata. La mia speranza è che quando il caso di Giulio sarà risolto e i suoi assassini saranno portati davanti alla giustizia, non sarà solo un conforto per la famiglia. Se mai accadrà, questo ci darà la speranza che un giorno potremo vedere la fine degli orrori a cui i giovani egiziani sono sottoposti quotidianamente".

Per approfondire su Giulio Regeni e la repressione in Egitto:

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