13 aprile 2013

La poesia e le altre arti: musica e cinema

VERSI IN MUSICA

L'Odissea (sec. VIII a. C.) 
musicata da Vinicio Capossela (2011)
Il cantautore Vinicio Capossela interpreta l'Odissea nel suo album Marinai, profeti e balene (2011), ispirato alla letteratura di mare (Omero, Melville, Conrad). Pianoforti e voce di alcuni brani del disco sono stati registrati sul Castello Aragonese di Ischia, dove è stato appositamente "issato" un pianoforte degli anni Trenta.   "Ironico, sentimentale, straripante nel suo istrionismo, Vinicio Capossela è il più dotato tra i cantautori italiani della sua generazione [...]. Nel 2011, con Marinai, profeti e balene, Capossela [...] si imbarca addirittura in una "Marina Commedia". Opera epica, anzi "ciclopedica", suddivisa in due tomi-cd - "uno oceanico, l'altro omerico e mediterraneo" - in bilico tra musica e letteratura. Un musical teatrale, più che un album, lungo un'ora e mezzo e traboccante 19 canzoni, intrise di miti, poesia e salsedine. Capossela, novello Ulisse, naviga tra vascelli fantasma, sirene, polpi, foche barbute, balene, squali bianchi, madonne delle conchiglie e serafini "con occhi di biglie". Un'odissea letteraria e, inevitabilmente, metafisica, a conferma dell'accresciuta vocazione spirituale del Capossela recente" (Claudio Fabretti in ondarock.it).
Le canzoni che seguono prendono ispirazione da celebri episodi del poema omerico: il lungo soggiorno di Odisseo presso la ninfa Calipso sulla sperduta isola di Ogigia e l'incontro con il gigante Polifemo.
Il mondo incantato di "Calipso":
ritmi caraibici, atmosfere esotiche e ammalianti
L'isola di Ogigia: paradiso terrestre o prigione dorata? Cosa scegliere: la vita eterna in un mondo incantato e protetto o una vita di dolore e sforzo nel mondo reale? Una donna bellissima, seducente ed eternamente giovane o il ritorno alle proprie radici, da una moglie matura e saggia?
Calipso, colei che nasconde/Tra i cristalli di luce/e il labirinto di ombre/ Nel suo giardino d'incanto/non cambia mai stagione/È cinto intorno e la chiave /è nell'ombelico del mare/Rivestitelo ancelle,/imbalsamatelo belle/Qui la corsa è finita/Qui si è incantata la vita/Il vino e l'amore poi ancora l'amore/ il vino e l'amore l'amore ancora/Il tuo abbraccio d'ambrosia mi ha tolto alla strada/mi ha tolto alla strada e la strada dov'è?/Calipso/una stagione sola/nel luccicare del sole/Senza vecchiezza e morte/Senza più sete e fame/Un velo di piacere e sonno mi ha nascosto al mondo/Fermati e non ti agitare/Ti puoi attardare, ti puoi attardare/Nel quadro degli amanti nudi e crudi/Gli amanti ruotano come lancette/nel talamo del letto/Eccoli gli amanti nudi e crudi/E il tempo non passa/Il tuo abbraccio d'ambrosia mi ha tolto alla strada,/Alla notte, alla morte, al freddo e al dolore/mi ha tolto alla strada e la strada dov'è?/Bloccato qui, solo su uno scoglio,/piango la mia anima ospite/Il mare è una cintura di spine,/che cinge la vita del giorno, che cinge il ritorno/Preferisco tornare allo sforzo e al dolore,/tornare a penare/e indietro lasciare/il riparo accudito dal bene di un dio,/di un paradiso che non è il mio/Sembrava eterno/presente, ma è già dietro le spalle/Però domani.../Per oggi ancora un poco di/Calipso/Mi ha già ripreso l'incanto/solo di giorno è il pianto/la notte scioglie le ore/Partita anche l'ultima nave/nessuno mi può più trovare/nessuno mi può più trovare.
Polifemo ubriaco in "Vinocolo":
ritmi sincopati, atmosfere tetre e "cavernose"
Il neologismo ideato da Capossela per dare il titolo al brano ("Vinocolo") suggerisce l'originalità dell'interpretazione del cantautore, che ha scelto di assumere il punto di vista insolito del Ciclope: Polifemo, stordito dal vino astutamente offertogli da Odisseo, si lascia andare ad un delirante monologo...


"Cantico di Frate Sole" (1224)
musicato da Angelo Branduardi (2000)
"Francesco d'Assisi è un uomo che sceglie la gioia di vivere, la raccomanda ai suoi discepoli, ama la povertà mai disgiunta dalla letizia. Per questo sento la sua figura, fragile e straordinariamente vigorosa, più che mai viva nel contesto delle passioni e dei problemi contemporanei: la povertà, la malattia, l'emarginazione, l'ecologia, l'atteggiamento di fronte all'altro, la guerra. Francesco d'Assisi è anche grande poeta; amava cantare e lo faceva spesso, anche da solo. Per accompagnare il suo Cantico delle Creature, Francesco compose una musica che è andata perduta; io ho provato a ridare voce alle sue parole perché si possa di nuovo cantarle." Angelo Branduardi (dall'album L'infinitamente piccolo, 2000).
"Quello di Angelo Branduardi, ormai, è uno dei marchi doc della musica italiana. Con le sue ballate medievali e i suoi testi aulici, infatti, il musicista lombardo è l’indiscusso “menestrello” del nostro cantautorato. In quasi trent’anni di musica, è riuscito a trapiantare nella canzone italiana la sua predilezione per il fiabesco, che attinge dal repertorio delle leggende popolari, soprattutto francesi, ma anche tedesche, inglesi, irlandesi, ebraiche. [...] Nel 1999 esce L'infinitamente piccolo, un disco interamente dedicato a San Francesco. L’album [...] è la traduzione in musica di scritti ed episodi della vita di San Francesco, tratti direttamente dalle Fonti Francescane." (Claudio Fabretti, in ondarock.it).

"S'i fosse foco" di Cecco Angiolieri (fine sec. XIII)
 musicato da Fabrizio De André (1968)
Il senese Cecco Angiolieri (1260 ca. -1312 ca.), contemporaneo di Dante, autore di poesie vivaci, canzonatorie e irriverenti, è un esponente di spicco del genere comico-parodico medievale. Suo è il celebre sonetto S'i fosse foco, tanto moderno per il gusto beffardo della protesta, che fu riproposto nel “caldo” 1968 in un suggestivo adattamento musicale (un'ironica giava) dal cantautore Fabrizio De André, affascinato dalla carica anticonformista e provocatoria del sonetto.
"Fabrizio De André è uno dei capisaldi della canzone d'autore italiana; è stato tra i primi a infrangere i dogmi della "canzonetta" italiana, con le sue ballate cupe, affollate di anime perse, emarginati e derelitti d'ogni angolo del mondo. Il suo canzoniere universale attinge alle fonti più disparate: dalle ballate medievali alla tradizione provenzale, dall'"Antologia di Spoon River" ai canti dei pastori sardi, da Cecco Angiolieri ai Vangeli apocrifi, dai "Fiori del male" di Baudelaire al Fellini dei "Vitelloni". De André usava il linguaggio di un poeta non allineato, ricorrendo alla forza dissacrante dell'ironia per frantumare ogni convenzione. Nel suo mirino, sono finiti i "benpensanti", i farisei, i boia, i giudici forcaioli, i re cialtroni di ogni tempo. Il suo, in definitiva, è un disperato messaggio di libertà e di riscatto contro "le leggi del branco" e l'arroganza del potere" (Claudio Fabretti in ondarock.it).  


POESIA E CINEMA
Quale sarà il tuo verso?
"Parole e idee possono cambiare il mondo. Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana; e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore, sono queste le cose che ci tengono in vita." (John Keating)

Scena tratta dal film L'attimo fuggente (titolo originale Dead Poets Society, USA, 1989). Nell'autunno 1959 all'Accademia Welton, una scuola elitaria e conformista ubicata sulle colline del Vermont, i metodi insoliti di un nuovo insegnante di materie umanistiche, John Keating, sono considerati con timore e sospetto dal preside Nolan e dalle famiglie. Keating affascina la sua classe non solo con la sua intelligenza e simpatia, ma anche con le sue novità pedagogiche e le sue iniziative divertenti e stravaganti. Lo seguono con interesse particolare sette allievi, che fondano la "Società dei Poeti Estinti" e di notte lasciano spesso l'Accademia per riunirsi in una grotta e recitare versi, propri ed altrui. I sette giovani vivono così una loro specialissima stagione, fervida di scoperte ed entusiasmi. Ma i metodi del professor Keating e le azioni dei suoi allievi si scontrano con il conformismo e la serietà che sempre hanno regnato a Welton ... (Descrizione tratta da www.lafeltrinelli.it).

Le metafore
"A me mi piaceva pure quando avete detto sono stanco di essere uomo, perché è una cosa che pure a me mi succede, però non lo sapevo dire" (Mario)                             
  "Quando la spieghi, la poesia diventa banale. Meglio di ogni spiegazione è l'esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia a un animo predisposto a comprenderla." (Pablo Neruda)

Scena tratta dal film Il postino (Italia, 1994). Nel 1948 il poeta cileno Pablo Neruda è in esilio in un'isoletta nel sud Italia. Mario (interpretato da Massimo Troisi), disoccupato figlio di un pescatore, accetta l'incarico di postino ausiliario per consegnare la posta al poeta. A poco a poco Mario impara ad amare la poesia e i due diventano amici. Grazie alla sua arte il poeta aiuterà Mario a conquistare la bella Beatrice della quale è innamorato. (Descrizione tratta da www.ibs.it). 

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