25 agosto 2015

Ischia, patrimonio dell'umanità

Ischia, patrimonio naturale e culturale dell'umanità
L'isola d'Ischia  possiede i requisiti per essere considerata patrimonio dell'umanità?
Ne sono convinti gli autori del libro Ischia, patrimonio dell'umanità. Natura e cultura, pubblicato nel 2014 da Doppiavoce, a cura di Ugo Leone (già docente di Politica dell'Ambiente all'Università di Napoli Federico II, presidente del Parco Nazionale del Vesuvio) e di Pietro Greco (giornalista e scrittore, socio fondatore di Città della Scienza). Le caratteristiche geologiche, morfologiche, ecologiche di Ischia, la sua storia sono talmente uniche e importanti da farne "un'isola bella come poche altre e interessante come poche altre", insomma una candidata ideale a diventare l'ennesimo sito Unesco in Italia. Il libro, che raccoglie contributi di rigore scientifico di esperti in diversi ambiti, è un invito a (ri)scoprire Ischia, a riappropriarci dell'identità della nostra isola, a (ri)conoscere la sua eccezionale bellezza e la sua storia straordinaria, per apprezzarle, rispettarle, preservarle e valorizzarle, in nome di uno sviluppo creativo, sostenibile e consapevole.
La natura e la vicende storiche di Ischia sono talmente speciali e interessanti da aver attratto nel corso dei secoli e da attrarre tuttora non solo storici, artisti e scrittori (basti pensare alla "magica" esperienza del "Bar Internazionale" a Forio che negli anni del dopoguerra divenne il ritrovo abituale di numerosi artisti ed intellettuali) ma anche scienziati, le cui visite ad Ischia segnarono tappe di non poco rilievo nella storia delle moderne scienze della Terra.


Ischia e gli scienziati

Giulio Grablovitz  e l'Osservatorio Geodinamico di Casamicciola


Rovine del terremoto di Casamicciola del 1883
Il terremoto di Casamicciola del 1883, che per le tragiche conseguenze (l'80% del patrimonio edilizio distrutto, 2333 morti, 762 feriti) e per la notorietà della zona, all'epoca rinomata stazione termale, assunse una risonanza internazionale e commosse il mondo, rappresentò un evento rilevante per lo sviluppo della sismologia scientifica, stimolando studi sull'origine dei terremoti che coinvolsero alcuni tra i maggiori studiosi dei fenomeni sismici e vulcanici del tempo, tra cui Giuseppe Mercalli. La catastrofe di Casamicciola pose per la prima volta lo Stato Unitario di fronte al problema del soccorso alle aree colpite e proprio in seguito al sisma ischitano fu emanata la prima normativa sismica nazionale.
L'Osservatorio di Casamicciola
Nel 1885 il governo decise di fondare proprio a Casamicciola il primo Osservatorio Geodinamico in Italia, capofila di una rete di osservatori collegati ad un ente centrale da impiantare sul territorio nazionale per il monitoraggio dell'andamento geofisico del Paese. Terminato solo nel 1898 sulla collina della Sentinella, l'Istituto fu affidato alla direzione del fisico triestino Giulio Grablovitz che ne fece una struttura all'avanguardia per l'epoca, un centro di sperimentazione e di innovazione tecnologicamente avanzato. A causa del protrarsi dei lavori, nel 1888 era stata impiantata un'altra stazione sismica nella zona del Porto di Ischia, dove Grablovitz istituì anche una stazione mareografica finalizzata allo studio delle maree.
Giulio Grablovitz
(Trieste 1846 - Casamicciola 1928)
I laboratori dell'isola d'Ischia regalarono allo scienziato il periodo più proficuo della sua carriera: qui progettò e costruì nel 1895 la vasca sismica, uno strumento innovativo e rivoluzionario in grado di registrare eventi sismici lontani, di grande utilità per lo studio della propagazione delle onde sismiche. Le stazioni sismiche riuscirono infatti a registrare il terremoto di San Francisco del 1906, quella mareografica registrò il maremoto provocato dal terremoto di Messina del 1908.
La vasca sismica di Grablovitz

La strumentazione ideata e sperimentata da Grablovitz per la registrazione delle onde sismiche fu premiata all'Esposizione di Milano del 1906 con la medaglia d'oro. Le attività scientifiche dell'Osservatorio furono interrotte nel 1923 a causa della sospensione dei finanziamenti, ma negli anni Ottanta del secolo scorso la vasca sismica fu rimessa in funzione dall'Osservatorio Vesuviano di Napoli. Dal 1993 è sostituita da una stazione sismica analogica, ma la vasca originale costruita da Grablovitz è stata conservata ed è ancora visibile nella sala dell'Osservatorio dedicata al suo primo direttore.

Giuseppe Mercalli e il terremoto di Casamicciola del 1883


Giuseppe Mercalli (1850-1914)
sul Vesuvio
Il celebre vulcanologo Giuseppe Mercalli deve proprio al terremoto di Casamicciola la sua affermazione nella comunità scientifica. Si fece conoscere e si distinse infatti per la relazione dettagliata, la prima da lui redatta, dedicata, su incarico del Governo, al catastrofico evento. In quello studio, pubblicato l'anno successivo con il titolo L’isola d’Ischia ed il terremoto del 28 luglio 1883, lo scienziato non solo cercò di descrivere e analizzare con estrema accuratezza e precisione le cause e le conseguenze del sisma, ma suggerì anche delle indicazioni per la ricostruzione. 
Mercalli capì il legame tra l'intensità dei danni provocati dal terremoto e le caratteristiche morfologiche tipiche del terreno e arrivò alla conclusione che l'epicentro doveva essere molto superficiale, aspetti confermati anche dagli studi moderni. Sia allora che oggi colpisce l'approccio pragmatico dimostrato dallo scienziato nella elaborazione di linee guida per la progettazione degli edifici, in vista della ricostruzione, purtroppo largamente ignorate e disattese. Ecco alcuni dei suoi "Consigli agli ischitani" che confluirono in un documento prezioso, uno dei riferimenti normativi più avanzati dell'epoca, ossia il “Regolamento Edilizio per i Comuni dell’Isola di Ischia danneggiati dal Terremoto del 28 luglio 1883”:
Mercalli all'ingresso
dell'Osservatorio Vesuviano
  • Non fare nessuna costruzione nuova in muratura e neppure riattare quelle lesionate nei luoghi più danneggiati (Casamicciola alta, Casamonte, Pannella, Mezzavia, Monterone, Ciglio, ecc.).
  • Si dovrebbero abbattere tutti i secondi piani e terzi piani che vi sono in tutte le località.
  • In tutti i paesi enumerati ai N. 1.° e 2.° non si facciano costruzioni nuove in muratura ordinaria, ma in legno od in ferro od almeno col sistema delle case baraccate quale è proposto nella Relazione degli ingegneri Giordano e Cometto al Ministro Genala.
  • Non si facciano nuove costruzioni neppure con il sistema baraccato sui terreni in pendio e presso il ciglio delle colline, quando il terreno è composto dai tufi e dalle marne poco resistenti e franosi.
Grazie a questo scrupoloso lavoro sul sisma di Casamicciola, molto apprezzato dal Governo, a Mercalli furono affidate molte altre relazioni su terremoti avvenuti in Italia e all'estero. I vulcanologo studiò in particolare lo Stromboli, Vulcano e il Vesuvio. A Mercalli si deve anche la prima carta sismica d'Italia e una scala sismica, che da lui prende il nome, tuttora usata, anche se con modifiche. Fu Direttore dell’Osservatorio Vesuviano dal 1911 alla morte.

Marie Curie e le acque termali radioattive di Lacco Ameno

Maria Sklodowska,
nota come Marie Curie
(1867-1934)
Marie Curie, celebre fisica e chimica di origini polacche, vinse il premio Nobel per la fisica nel 1903 (prima donna al mondo) insieme al marito Pierre per gli studi su un fenomeno fino a quel momento sconosciuto, quello della radioattività, sensazionale scoperta che aprì un nuovo orizzonte della fisica dalle enormi potenzialità.
Dopo la tragica e improvvisa morte di Pierre in un incidente stradale nel 1906, Marie Curie successe al marito come titolare della cattedra di fisica generale dell'università Sorbona di Parigi, diventando la prima docente universitaria donna nella storia della Francia. Nel 1911 le fu assegnato un secondo premio Nobel per la chimica, caso unico per una donna, per aver identificato due nuovi elementi del sistema di Mendeleev, il polonio (chiamato così in onore del paese d'origine di Marie) e il radio (nome derivante dall'elevata radioattività).
Marie condivise con il marito tanto l'entusiasmo per le possibili applicazioni terapeutiche della radioattività in campo medico quanto le preoccupazioni per un eventuale pericolosissimo uso della loro scoperta in ambito militare.
Un esempio dell'impegno personale e appassionato della scienziata nell'uso della radioattività a scopo curativo è il servizio radiologico ambulante che Marie organizzò per la cura dei soldati feriti al fronte durante la prima guerra mondiale, guidando personalmente le ambulanze. Con le unità mobili radiologiche da lei inventate poté salvare moltissime vite.
Furono proprio le possibili proprietà terapeutiche delle acque radioattive di Ischia ad attirare l'interesse della prestigiosa ed energica studiosa, che nel 1918 giunse sull'isola con una commissione di scienziati italiani appunto per verificare il tasso di radioattività delle sorgenti termali isolane
La visita di alcuni giorni a Ischia rientrò in un progetto di ricognizione, voluto dal governo, sui materiali radioattivi presenti sul territorio italiano e sul loro potenziale uso a scopi terapeutici, in particolare nella cura di alcuni tipi di tumori. Si era infatti scoperto che le radiazioni e le particelle emesse dal Radio-226 erano in grado di distruggere le cellule malate. Fu Camillo Porlezza, Professore di Chimica all'Università di Pisa, a inserire l’isola nell'itinerario. Furono messi a disposizione degli scienziati una torpediniera del Dipartimento marittimo e un Motoscafo Armato Silurante (MAS) per effettuare le misure in diversi punti dell’isola. I livelli più alti di radioattività furono rilevati in corrispondenza della sorgente delle Terme della Regina Isabella a Lacco Ameno (portata giornaliera di 250 metri cubi di acqua e una radioattività di 30 millicurie al giorno).
La lapide che ricorda la visita 
di Marie Curie a Lacco Ameno nel 1918 
Il caso della radioattività delle acque di Ischia si rivelò dunque uno dei più interessanti a livello nazionale, infatti fu citato spesso da Marie Curie nelle sue conferenze. In uno studio pubblicato a circa un anno di distanza sulla “Revue Scientifique”, ad esempio, fece riferimento alla scoperta di sorgenti ad alta radioattività come quelle di Lacco Ameno per ipotizzare l’utilizzo del radio raccolto direttamente dalle sorgenti naturali radioattive al posto di quello prodotto in laboratorio. 
A ricordo di quella visita resta solo una lapide sul muro esterno delle Terme Regina Isabella. 
Madame Curie pagò con la vita la sua infaticabile dedizione alle ricerche sulla radioattività: a causa della continua esposizione ai materiali radioattivi, si ammalò di leucemia e morì nel 1934.


Charles Lyell, l'Epomeo e la teoria gradualista


Charles Lyell (1797-1875)
Nel 1828 lo scozzese Charles Lyell, padre della geologia moderna, fece tappa ad Ischia per svolgervi studi approfonditi.
I ritrovamenti di conchiglie fossili a oltre 600 metri di altitudine nei pressi del Monte Epomeo (segni di un recente sollevamento subito dall'isola), insieme agli studi sulle ripetute eruzioni a cui era stata soggetta Ischia e sul ciclico sollevamento e abbassamento del suolo, contribuirono a confermare la sua "teoria gradualista" (l'evoluzione è graduale e continua) esposta due anni dopo nel suo capolavoro, Principles of Geology, la cui lettura influenzò il suo grande amico Charles Darwin. La teoria si contrapponeva sia a quella "creazionista" sia a quella "catastrofista".

Anton Dohrn e la biodiversità delle acque isolane


Anton Dohrn (1840-1909)
Anton Dohrn, naturalista tedesco, anch'egli amico di Charles Darwin, nel 1906 costruì sul porto di Ischia la Villa dell'Acquario per ospitare gli studiosi della Stazione Zoologica da lui fondata a Napoli nel 1872, Stazione che è stata il centro di studi biologici più importante a livello mondiale tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento.
Villa Dohrn a Ischia,
in origine residenza privata della famiglia Dohrn,
dal 1970 è sede del Laboratorio di ricerca di ecologia del benthos
della Stazione Zoologica Dohrn di Napoli.
Oggi Villa Dohrn, l'inconfondibile edificio rosso pompeiano che accoglie all'ingresso del porto di Ischia, è sede del Laboratorio di etologia del benthos, istituto impegnato, tra l'altro, in collaborazione con l'Università di Stanford in California, nelle analisi delle acque e dei fondali della baia del Castello Aragonese, la cui peculiare acidità naturale (dovuta alle emissioni di anidride carbonica dal fondo marino) rende quest'area un habitat unico al mondo di grande interesse scientifico a livello internazionale, una vera e propria finestra sul futuro per prevedere gli effetti dell'acidificazione degli oceani provocata dal riscaldamento globale sugli ecosistemi marini.

 * Alfred Rittmann e il vulcanesimo ischitano


Alfred Rittmann (1893-1980)
Lo svizzero Alfred Rittmann, fondatore della vulcanologia moderna europea, dedicò gran parte delle sue ricerche al vulcanismo dell'area napoletana e in particolare a Ischia. I risultati dei suoi studi furono pubblicati nel 1930 in Geologie der Insel Ischia, l'unica moderna monografia geologica e mineralogica dell'isola. Al vulcanologo svizzero si deve anche la prima carta geologica di dettaglio. Fu lui, inoltre, a dimostrare che il Monte Epomeo non è ciò che resta di un vulcano ma un horst vulcano-tettonico sollevato e che il tufo verde, tipico dell'area, è un'ignimbrite, ossia una roccia vulcanica formatasi in seguito al consolidamento di nubi ardenti sprigionate da un'eruzione, sprofondata e poi di nuovo sollevata.

 Per approfondire: Scienziati a Ischia, a cura di Paolo Gasparini, Pietro Greco, Giuseppe Luongo, in "La Rassegna di Ischia", n. 6, 2016


Ischia e il patrimonio storico-artistico
Per conoscere altri aspetti del patrimonio naturale e culturale ischitano consulta l'altro post della sezione "Storia di Ischia" dedicato a:
  • Pithekoussai (epoca greca);
  • Sito archeologico sommerso di Aenaria e i rilievi votivi di Nitrodi (epoca romana);
  • il patrimonio storico-artistico del comune di Forio;
  • Vittoria Colonna, il Castello Aragonese e la sua baia.


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