5 maggio 2015

Grandi personaggi della storia antica

Alessandro il Grande: sui passi di un condottiero 
Quello di Alessandro Magno (Pella 356 - Babilonia 323) è senza dubbio uno dei personaggi più affascinanti della storia antica. Stratega geniale, comandante carismatico, giovane uomo dotato di un'ambizione e di una determinazione smisurate e di una personalità complessa e volubile, capace di gesti di grande generosità e tenerezza come di spietata ferocia, amante della cultura greca e della morale eroica esaltata dai poemi omerici (e incarnata in particolare da Achille, suo modello), già in vita divenne una leggenda grazie alle sue incredibili imprese, che lo portarono in pochi anni a conquistare un impero vastissimo esteso dalla Grecia all'Egitto all'India, fino ai limiti del mondo allora conosciuto.
Al seguito del suo esercito volle scienziati, cartografi, medici, storici, filosofi e uomini di cultura, affinché testimoniassero e documentassero le sue gesta e le sue conquiste.
La morte precoce a soli 32 anni al culmine della sua gloria non fece che accrescere l'alone leggendario intorno alla sua figura di eccezionale condottiero e sovrano, ma gli impedì di portare a termine un progetto visionario e coraggioso, politico e culturale, di sorprendente modernità: la creazione di un impero universale macedone-greco-asiatico, interculturale e multietnico, che unisse vincitori e vinti, Oriente ed Occidente e favorisse l'integrazione fra popoli e culture diverse. La sua figura e le sue imprese hanno ispirato dall'antichità fino ai giorni nostri numerose opere, storiche, letterarie, artistiche e cinematografiche. Tra le più recenti si ricordano la trilogia Alèxandros di Valerio Massimo Manfredi e il film Alexander di Oliver Stone (2004). Clicca sul link per vedere il trailer ufficiale del film.



Ottaviano Augusto: il primo imperatore di Roma
Il primo e più longevo degli imperatori romani (63 a.C. - 14 d.C.) è un'altra figura della storia antica tanto complessa e ambigua quanto intrigante e rivoluzionaria. Gli storici antichi riferirono di episodi prodigiosi avvenuti al momento della sua nascita e di altri segni premonitori del suo luminoso futuro. Il giovane Ottaviano si affacciò sulla scena politica alla morte di Cesare, a soli 19 anni, in uno dei periodi più turbolenti e intricati della storia romana. Nessuno poteva immaginare che ne sarebbe diventato il protagonista indiscusso, anche perché non possedeva le caratteristiche fisiche del leader: di bassa statura, magro, debole, fu soggetto a frequenti e gravi malattie.
A dispetto delle apparenze e di ogni previsione, Ottaviano mostrò un carattere 
risoluto e un'abilità intelligenza politica fuori dal comune e, grazie anche a una inaspettata longevità,  mantenne le redini della politica romana fino alla morte, avvenuta all'età di 77 anni: sconfitti tutti gli avversari e i possibili rivali, si rivelò un astuto statista, tanto da riuscire a accentrare su di sé tutti i poteri e a mettere in atto, in maniera graduale e ambigua, una vera e propria rivoluzione istituzionale, mascherandola da restaurazione della repubblica. Grazie ad un sapiente uso della propaganda politica, per la quale si servì anche della cultura e delle migliori menti e talenti dell'epoca (scrittori, storici, artisti), Augusto riuscì a conquistare il consenso di tutte le classi sociali e a garantire all'impero un lungo periodo di pace interna e di prosperità.



Ipazia di Alessandria (370-415 d.C.),
la prima donna scienziata


Protagonista di una pagina della storia ancora poco nota, Ipazia, scienziata e filosofa, nata ad Alessandria d'Egitto intorno al 370 d.C., figlia del matematico Teone, e lei stessa prima matematica della storia, fu la più nota esponente della scuola neoplatonica alessandrina ed erede della prestigiosa tradizione scientifica e filosofica ellenica. Studiò e realizzò strumenti quali l'astrolabio, l'idroscopio e l'aerometro e, grazie al suo eccezionale talento e alla sua forte personalità, divenne punto di riferimento del Centro Studi di Alessandria, che attirava allievi da ogni angolo del mondo. Alessandria era infatti da secoli una città multietnica e multireligiosa nonché il principale centro culturale dell'area greca e mediterranea.
Ricostruzione della prestigiosa Biblioteca di Alessandria,
la più grande e ricca del mondo antico
Ipazia dedicò la sua vita alla ricerca scientifica (era matematica, astronoma e filosofa) e alla divulgazione del sapere: succedette al padre nell’insegnamento presso il Museo di Alessandria già dal 393 e a 31 anni assunse la direzione della Scuola neoplatonica di Alessandria, ma non era insolito vederla nelle piazze e nelle strade della città a parlare di filosofia con la gente comune.
Le fonti restituiscono l'immagine di una donna di rara bellezza, di indiscusso carisma, di profondo rigore morale e di grande eloquenza, qualità che le consentirono di acquistare - fatto sorprendente per una donna all'epoca - l'ammirazione e la stima non solo degli allievi, ma anche di studiosi, politici, personaggi autorevoli. 
"La donna era solita indossare il mantello 
dei filosofi ed andare nel centro della città. 
Commentava pubblicamente Platone, 
Aristotele, o i lavori di qualche altro 
filosofo per tutti coloro che 
desiderassero ascoltarla"
 (dalla Vita di Isidoro scritta da
Damascio, pagano, ultimo direttore
dell'Accademia di Atene, V-VI sec.)
"Si rivolgeva faccia a faccia ai potenti,
 e non aveva paura di apparire alle riunioni 
degli uomini: per la sua straordinaria saggezza, 
tutti costoro le erano deferenti  e la guardavano 
con timore reverenziale»
(dalla Historia Ecclesiastica  di Socrate 
Scolastico, avvocato cristiano, IV-V sec.)
Ipazia divenne interlocutrice privilegiata degli esponenti del governo centrale romano, tra cui Oreste, prefetto imperiale di Alessandria, suo sostenitore e amico, ma nemico politico di Cirillo, potente e ambizioso vescovo della città. Questa influenza politica, ritenuta dalle autorità cristiane scomoda e tanto più intollerabile in quanto esercitata da una donna, costò molto cara alla filosofa.
Il contesto storico era complesso e turbolento, segnato dall'agonia dell'impero romano e dall'affermazione della Chiesa cristiana. L'editto di Tessalonica (380 d.C.) emanato dall'imperatore Teodosio, aveva proclamato il cristianesimo religione di Stato, ponendo fine alla secolare tradizione di tolleranza religiosa che era stata uno dei punti di forza dell'impero romano e trasformando i cristiani da perseguitati in persecutori. Nel 392 anche in Egitto venne emanata la legge speciale contro i culti pagani (Editto di Costantinopoli) che mobilitò capi religiosi di Alessandria ad annientare il paganesimo.
Raffaello, Scuola di Atene:
volto di Ipazia, unica figura 
femminile dell'affresco
Un atto fortemente simbolico fu la distruzione del Serapeo, il più famoso tempio dedicato a Serapide, in cui andarono perduti anche molti volumi della biblioteca annessa al tempio.
Ipazia e gli allievi della scuola misero in salvo diversi manoscritti, nascondendoli forse nei sotterranei del Faro di Alessandria.
La filosofa sostenne con fermezza le ragioni della tolleranza religiosa e guidò la resistenza degli intellettuali alessandrini, facendo sopravvivere la scuola nella sua casa, dove organizzava anche riunioni private con gli  esponenti della classe dirigente della città (pagani, cristiani, ebrei) e i capi politici romani.
Ipazia attirò così su di sé i crescenti sospetti delle autorità cristiane, fino a diventare una delle vittime eccellenti di questo clima di violente tensioni e conflitti tra élite pagana e dirigenti cristiani, una delle prime vittime pagane degli estremismi di una Chiesa che iniziava ad affermarsi anche nella sfera politica.
La scienziata fu infatti barbaramente uccisa nel marzo del 415: aggredita da un gruppo di aguzzini cristiani - secondo alcune fonti i cosiddetti parabolani, monaci-miliziani emissari del vescovo Cirillo - fu trascinata in una chiesa e, dopo che le furono cavati gli occhi,
fu fatta a pezzi a colpi di strumenti taglienti, probabilmente conchiglie affilate, e poi bruciata, affinché di lei non rimanesse nulla.
Il massacro di Ipazia segnò la fine di una delle più importanti comunità scientifiche di tutti i tempi. I suoi scritti sono andati perduti, ma la sua figura resta un simbolo potente di tolleranza, della libertà di pensiero e di ricerca scientifica contro il fanatismo religioso.

 Per approfondire
Locandina del film
di A. Amenábar (2009), che ha contribuito
alla riscoperta della figura di Ipazia
Libri: Adriano Petta, Antonio Colavito, Ipazia. Vita e sogni di una scienziata del IV secolo, La Lepre; Silvia Ronchey, Ipazia. La vera storia, BUR.
Articoli:
Brunella Schisa, Ipazia, scienziata, bella, libera. Prima martire della Ragione, “Venerdì di Repubblica”, 16 ottobre 2009;
Silvia Ronchey, Ipazia. La prima donna vittima di un delitto politico, "La Repubblica", 8 marzo 2017;
Carlos Garcìa Gual, Ipazia, la filosofa alessandrina, "Storica National Geographic, 20 ottobre 2020.
Film: Agora, di Alejandro Amenábar (Spagna, 2009). Guarda il trailer:

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